ArteFaqto è un format che nasce dall’impossibilità di incontrare gli artisti a causa della situazione attuale, è una sorta di finestra virtuale sul mondo dell’arte.

Questa volta abbiamo incontrato Ginevra Giovannoni, in arte RAME13. Ci conosciamo e la voglia di collaborare c’era da un po’. Speriamo che questo sia solo l’inizio.

È un’illustratrice, urban artist e tatuatrice. Ha partecipato a importati festival di street art come l’ UP-FEST a Bristol, l’URBAN-VISION ad Acquapendente e il Festival Concrete Helsinki Urban Art ed ha esposto il moltissime città, sia come urban artist che come illustratrice. Dal 2017 fa parte della ELEKTRO DOMESTIK FORCE, crew di artisti che lavorano per riqualificare gli spazi urbani attraverso interventi di street art. Collabora con la rivista Lungarno di cui ha curato la copertina dell’ultimo numero e di recente ha realizzato a Firenze il murales in piazza Dalmazia sulla facciata del chiosco del Le Trippaie, per il progetto “Rifredi: La Fabbrica dei Sogni”.

Le abbiamo fatto qualche domanda per conoscerla meglio.

Parlaci un po’ di te, della tua arte e dei tuoi progetti, passati, attuali e futuri. Chi è RAME13?

RAME13… beh ho scelto questo pseudonimo perché se lo anagrammi salta fuori la parola “mare”, al quale io sono legatissima e perché rame è anche il colore dei miei capelli. Ho iniziato a disegnare fin da quando ero bambina. Pensavo di diventare una fumettista, e invece a 30 anni mi trovo a dipingere sui muri e non sui fogli, e questo mi piace tantissimo. Non riesco a disegnare per troppo tempo la stessa cosa, per questo il fumetto (almeno ad oggi) non poteva essere la mia strada. L’esperienza svolta presso l’Accademia di Comics che ho frequentato a Firenze, però, ha influenzato il mio tratto e mi ha lasciato una cosa importante: raccontare storie. Mi piace la narrazione e amo che nelle mie illustrazioni ci sia una storia. Magari intuibile o meno, però c’è.

Ci piacerebbe sapere come hai imboccato questo percorso di vita, come hai incontrato questa passione. In due parole: qual è l’esigenza, il movente interiore che ti ha spinto ad esprimerti nelle tue opere?

Ho iniziato a dipingere murales nel 2016, grazie alla Progeas Family, durante un progetto chiamato “Inseminazione Artistica nel Cemento” a Palermo. Eravamo 40 artisti e lì feci il mio primo murales, grazie a Matteo Bidini. I murales mi hanno sempre affascinata, anche se non pensavo potessero diventare la mia strada. Invece (come succede un po’ nei film) appena ho messo il pennello sul muro e tracciato le prime grandi linee, quando mi sono resa conto che questa forma d’arte mi portava a confrontarmi con le persone, con il contesto, con la storia del luogo … beh è stato amore. Secondo me creare questo tipo di opera implica una grande responsabilità: quella di lasciare con la tua arte un messaggio che verrà letto e fruito da chi passerà di lì e da chi, soprattutto, vivrà quotidianamente quello spazio.

L’esigenza che mi spinge a creare è la vita stessa, è ciò che si muove dentro di me, raccontare una storia.

È per questo, per questa filosofia creativa e di vita, che mi son trovata a condividere l’ideale di arte sociale con la mia crew: ELEKTRO DOMESTIK FORSE, il collettivo toscano creato da Nico Lopez Bruchi e Umberto Staila, che nel 2017 si è allargato includendo anche me e il grande Marco Sera Milaneschi. Sono orgogliosa di farne parte, è un collettivo di artisti mosso soprattutto da un’ideale: fare arte sociale, un’arte che includa, che sia in sintonia con il luogo in cui viene ospitata e con i cittadini, che narri una storia. Questo faccio come RAME13 e questo fa ognuno di noi come ELEKTRO DOMESTIK FORCE. Sono orgogliosa di farne parte anche perché oltre ad aver trovato colleghi che stimo molto dal punto di vista professionale, ho trovato persone che dal lato umano sono anche meglio. Gli voglio sinceramente bene.

Hai già citato il tema del mare. Essendo molti dei tuoi lavori legati questo tema, verrebbe da dire che la tua terra natale abbia avuto un ruolo essenziale per lo sviluppo del tuo stile e della tua arte. Ha un significato particolare il mare: per te, per il tuo processo creativo e all’interno delle tue opere? In generale quale credi che sia la relazione tra l’ambiente di vita, naturale e culturale, e l’espressione artistica che ne deriva e che vi si rivolge allo stesso tempo?

Il mare è fondamentale. Sono sempre stata una persona molto energica che difficilmente riesce a stare ferma in un punto e a rilassarsi. Diciamo che l’unica cosa che riusciva a placare la mia mente era ed è il mare. Ora che sono più grande gestisco meglio questo mio lato caratteriale, ma il mare continua ad avere un effetto benefico sull’anima. Credo che il contesto in cui vivi sia una parte importante del processo creativo e riflessivo, anche se non è tutto. Mi sono resa conto che la cosa più importante per me è ciò che sento dentro. Ho capito che posso scappare e correre in su e in giù per il mondo, ma, senza l’armonia interiore, il contesto sarà solo una cornice.

Oggi che sono più centrata (almeno penso), riesco ad apprezzare sempre di più la natura. Sono arrivata a sentirmi contatto con essa, è una sorta di ricerca continua che mi stimola: la percepisco nel profondo e attingo da essa, m’ispira e lo può fare solo perché dentro di me c’è più calma.

Cosa vorresti suscitare o cosa credi di suscitare in coloro che si trovano di fronte alle tue opere?

Questa è una bella domanda, sinceramente sarebbe meglio chiedere a loro. A voi cosa suscito? Comunque, spero di far sognare e pensare.

In generale il fine della tua creatività è più portare ad espressione qualcosa di interiore, o il tentativo di comunicare o trasmettere qualcosa agli altri? Come si bilanciano questi due termini nel tuo processo creativo?

Eh, dipende… a volte ci sono entrambi, altre volte è uno solo. Spesso c’è molto della mia interiorità in ciò che faccio, anche se spesso può essere velata e riconoscibile solo da me. Succede che le due cose si mischino.

Qual è il progetto che sei più soddisfatta di aver seguito o l’opera di cui ti ritieni più orgogliosa?

Il progetto di cui sono molto soddisfatta è: “THE JUNGLE GROOVE”. Fu una commissione per un privato dove dipinsi un intero showroom a pennello, (240mq di superficie). Era la prima volta che dipingevo pareti così grandi.

Comunque l’opera di cui mi ritengo più orgogliosa ancora non l’ho creata.

Come stai vivendo, da artista e personalmente, questo drammatico momento storico? Credi che i periodi di crisi, e in particolare quello che stiamo vivendo oggi, possano rivelarsi come terreno fertile per l’ispirazione artistica e, tramite essa, per una rinascita culturale?

Penso di sì, spesso momenti di crisi hanno dato poi alla luce incredibili rivoluzioni di pensiero e culturali. Sono una persona fiduciosa e ottimista di base, ma anche concreta. Questo periodo è difficile, ci lascia continuamente in balia di incertezze e dubbi. Anche professionalmente è tosta. Io spero, e soprattutto penso, che la cosa più importante in questo strano periodo sia rimanere positivi, cercare di continuare a portare avanti i progetti, pensarne di nuovi e, se non sarà possibile attuarli…beh creare in studio opere che spesso non si ha il tempo o l’energia di fare durante la vita quotidiana. Usare questo tempo come un dono.