Con Serena Tani abbiamo scelto di giocare in casa: non è solo un’artista di talento e d’esperienza. Non è nemmeno soltanto un’artista del territorio. Ma, dalla sua biografia, capiamo che è una pioniera della rigenerazione urbana.
Tuttavia, meglio procedere con ordine, cominciando dal suo percorso artistico.
1) Serena, ci parleresti del tuo lavoro e del tuo rapporto con l’arte e la creatività?
Il rapporto con l’arte contemporanea e il mio pensiero creativo, eclettico e curioso mi hanno permesso di acquisire negli anni sempre nuove competenze.
In ambito artistico e culturale, con attività multidisciplinari, progettazione e realizzazione di opere visive e installazioni per eventi e mostre d’arte. Fin da giovanissima ho frequentato ambienti creativi, fra artisti curatori e mostre di arti visive. Un periodo di conoscenza e formazione.
Per anni mi sono impegnata come fashion designer in studi stilistici e delle grandi griffe e insegnante in progetti esterni per istituti statali di moda. Ho portato avanti in contemporanea il mio percorso artistico con opere pittoriche e scultoree, installazioni, per mostre e musei. Ho collaborato con associazioni e gallerie d’arte.
La mia ricerca è stata fortemente influenzata dal rapporto strettissimo con il corpo/abito, approfondendo e”scavando” in forme stratificate seriche.
Dalla costruzione visiva di involucro con aspetto leggero, fatto di frammenti o profondità tridimensionali, che racchiudono l’anima della materia.
Mi è sempre interessato approfondire l’aspetto antropologico, del corpo incompiuto e la veste-involucro della forma umana. La scelta etica nell’uso di materiali anche di riciclo, come la carta, utilizzandola come mezzo scultoreo. Pittura e scultura insieme in accostamento di colori bianchi e neutri e una leggerezza e forza insieme.
Altre creazioni sono in acciaio zincato o come in questo periodo l’argilla liquida, sicuramente influenzata dal luogo dove nascono le mie opere.
2) Senza anticipare troppo nella domanda, sappiamo che la tua esperienza artistica si intreccia con il recupero di spazi architettonici e storici del centro storico di Montelupo. Ci racconteresti la storia?
Il recupero e apertura del mio studio all’interno della Fornace Cioni Alderighi, dove attualmente sono presente con le mie opere, è legato a due periodi precisi.
Nei primi mesi del 2016, casualmente, durante una passeggiata, notai che all’interno delle mura storiche del centro di Montelupo, c’era una fornace in disuso bellissima. Sia come architettura che come testimonianza storica, culturale, con una corte. Oltre il cancello si intravedeva un locale con una grande porta costruita in ferro e vetro, dove notai che filtrava una luce naturale meravigliosa.
Da tempo desideravo uno spazio dove poter svolgere attività artistiche progettuali, collaborando anche con associazioni ed enti del luogo.
Quindi feci immediatamente la mia proposta al Comune: farmi carico di rigenerare il locale, da magazzino dismesso a laboratorio artistico progettuale.
Molte migliorie sono servite per arrivare all’idea che avevo dello spazio, compreso far attivare un contatore elettrico. Poi tutto da sola, con determinazione, forza fisica e coraggio.
Grazie ad una delibera della giunta comunale, che accolse la mia proposta pionieristica, nel dicembre 2016 la mia idea di studio artistico inaugurò. È rimasto attivo con varie iniziative culturali legate al territorio e alla mia ricerca personale come artista.
Nei primi giorni di giugno del 2020 sono rientrata nello spazio all’interno della Fornace Cioni Alderighi, in locazione con un bando comunale e, la presentazione di un progetto, dopo più di un anno di assenza per una ristrutturazione totale, questa volta a carico del Comune. Periodo storico chiaramente difficile la ripartenza da covid, per me come per tutti noi.
Lo e’ ancora di più per arte e cultura, dovremo insieme inventarci nuove idee e soluzioni, ma soprattutto essere molto resilienti.
3) L’ultima domanda riguarda il rapporto con la città, o forse meglio dire la cittadina. Come descriveresti il rapporto tra artisti, artigiani e amministrazione e quanto credi sia importante puntare alla sinergia tra più settori per sviluppare più o meglio il comparto artistico e culturale?
Montelupo Fiorentino è la città che ho scelto, non ci sono capitata per caso.
Ho considerato fortemente la sua posizione geografica, in confluenza con due fiumi, elementi importanti per me. Poiché l’acqua che scorre porta benessere al territorio circostante.
Inoltre la stazione comunicante con Firenze ed altre città regionali. Altra caratteristica è la presenza di tante figure artigianali e artistiche con alte competenze ceramiche con cui negli ultimi anni ho potuto collaborare, anche in progetti collettivi.
L’amministrazione è sicuramente aperta ai cambiamenti e alle innovazioni, sopratutto per gli aspetti culturali e artistici.
Con un Festival Internazionale della Ceramica importante ed altre iniziative per la riqualificazione del Centro Cittadino. Credo che sia fondamentale per l’arte contemporanea e gli artisti, innanzitutto fare rete e allargare i contatti di collaborazione, ma soprattutto mostrarsi, non solo con opere autocelebrative estetiche, ma intente a dialogare con le aziende produttive del territorio (industrie, telefonia, aziende vinicole e ambiente).
Quindi interventi d’arte contemporanea che dialoghino con l’ambiente e opere di installazione urbana, con l’ausilio delle amministrazioni, in modo che la città non sia solo luogo di passaggio, ma possa diventare attrattiva per il turismo, creando cosi economia ed interesse culturale.