Matilde Sereni è tra i fondatori dell’Associazione Culturale Lungarno.Tra le altre iniziative, ha ideato la redazione di una rivista culturale omonima. Nata nel 2012, continua a essere distribuita in circa 8000 copie gratuite in oltre 200 punti di distribuzione. La redazione conta 30 persone tra giornalisti, grafici, illustratori e volontari. È un piccolo ma importante punto di riferimento della cultura più giovane e innovativa a Firenze e non solo. In più le copertine della rivista sono realizzate da artisti emergenti, creativi, grafici, designer cresciuti nel milieu locale. La lista di attesa è lunghissima.
Collabora continuativamente da aprile 2018 con Tabloid Società Cooperativa (oggi editore della rivista), specializzata in attività giornalistica e a stretto contatto con il mondo culturale locale.
1) Ci siamo spessi confrontati sulla situazione durante il lockdown e le impressioni reciproche spesso combaciavano. In sintesi un disorientamento generale e una compresenza di paradossi. A me sembra che oggi, nonostante la Fase 2, 3 o quello che sia, le impressioni restino le stesse. Anzi. Le tue?
Sono ben lieta di non deludere la nostra simbiosi intellettiva neanche questa volta.
Se nella Fase 1/lockdown la sensazione era – come hai giustamente riassunto – di smarrimento “ragionato”, oggi la perdizione è totale.
Cerco di spiegarmi meglio. Come mi pare di intuire la stragrande maggioranza di cittadini abbia fatto, ho metabolizzato le restrizioni susseguitesi in una ben rapida successione, ho cercato di attenermi il più possibile al buon senso e ho tentato di darmi una spiegazione alla complessità della situazione.
Le lamentele non sono mancate ma, devo essere onesta, neanche gli spunti di riflessione.
Con i ragazzi di Tabloid e all’interno della redazione di Lungarno ci siamo subito chiesti quale sarebbe stato il nostro futuro e quello delle realtà che da sempre ci stanno accanto.
Voglio essere chiara: per Lungarno l’emergenza sanitaria è stata e sarà una catastrofe. Dopo 8 anni di onorato servizio abbiamo stoppato la messa in stampa (cosa mai successa neanche quando le finanze l’avrebbero suggerito), abbiamo dovuto smontare più volte pezzi già scritti, potendo contare solo sul rispetto e la collaborazione di tutti i redattori e la grande capacità del Direttore responsabile, Jacopo Aiazzi.
Nonostante questo, grazie a Tabloid la rivista è potuta uscire in versione online garantendo una tiratura (limitatissima) di copie sempre e rigorosamente gratuite per i primi che ne avessero fatto richiesta.
Molto semplicemente, abbiamo cercato di non perdere di vista l’obiettivo che è sempre stato quello di diffondere cultura e accompagnare la città in ogni momento.
Con l’avvento della Fase 2 tutto questo – paradossalmente – sembra ancora più difficile. Si può tornare alla normalità ma in modo diverso; si deve aprire ma quanto basta.
Cercando di concludere e di chiudere questo prolisso cerchio di risposta, a sensazione attuale purtroppo è più tendente alla rassegnazione che il benessere dell’individuo – per di più se italiano – vince su qualsiasi forma di bene comune;
la capacità di adattamento che riusciamo a sviluppare si è dimostrata indispensabile e sorprendente nella fase uno quanto deleteria e autolesionista nella fase due. Non esistono rivoluzioni né sentimenti di resistenza civile ad una prospettiva di miseria e rigore che poco ci appartiene se solo si studiasse la nostra storia.
2) Com’è stato spesso scritto e detto in questo periodo, l’offerta culturale e l’indotto che genera hanno subito e subiranno danni e ricadute pesantissime. Tra questi anche la comunicazione e l’informazione culturale essenziali in una città e una città metropolitana come Firenze.
Eppure, fuori dai circuiti turistici più scontati, c’è un tessuto culturale indipendente, fatto di volontari e di mostre o concerti che a malapena arrivavano a 200 presenti. Ed è anche di questo universo (che banalmente potremmo definire underground) che Lungarno si è spesso fatto portavoce. La domanda da cento punti è questa: vincerà la resilienza o chi zoppicava già prima rischia la paralisi totale?
E allora infiliamo il coltello nella piaga! Beh, come era prevedibile ho anticipato parte della risposta.
Oltre all’Associazione Lungarno stessa, che per colpa o per fortuna si è sempre destreggiata in eventi dal minimo rischio di impresa, la rivista è da sempre megafono per il vasto panorama dell’offerta culturale della città. Conosciamo tante – tutte? – le piccole realtà che tengono in piedi l’humus locale.
Non ho ovviamente risposte certe, posso ipotizzare che sopravviveranno a questo terribile effetto “collo-di-bottiglia” solo due categorie: chi può permetterselo e chi può contare su delle fondamenta resistenti.
Nel primo caso c’è poco da aggiungere, lode a chi ha i soldi che non faranno la felicità ma in questi casi salvano le chiappe.
Discorso diverso per la seconda categoria dove potrei attaccare una filippica infinita ma tenterò di essere concisa.
Firenze pullula di vita culturale, in alcuni casi straripa e calamità improvvise come quella Covid-19 purtroppo tagliano la testa senza conoscere ragione.
Dal mio modesto punto di vista, solo chi ha lavorato duramente per affermarsi in questo mare-magnum, chi si è guadagnato credibilità e rispetto, chi ha garantito servizi sempre onesti ed efficienti può sperare di alzare la testa dall’apnea.
Certamente dovremo tutti aspettare un allentamento delle restrizioni perché così come sono oggi è impensabile offrire cultura a prezzi ragionevoli senza un reale margine di guadagno, ma chi davvero crede e ha passione in quello porta avanti con fatica anche a cose normali, credo possa avere qualche margine di speranza.
Quante volte abbiamo sentito la frase “con la cultura non si mangia?” Fosse vero non assisteremo oggi al dramma degli operatori culturali. Ma come sempre nei detti popolari un margine di realtà c’è e siamo tutti ben preparati ad affrontare piatti poco luculliani a fronte di una fame ben più sostanziosa.
La priorità di tutti deve essere la salvaguardia del cittadino, da un punto di vista salutare e finanziario. Non si potrebbero tollerare contributi a fondo perduto per organizzare festival culturali con le code di fila davanti agli sportelli della Caritas. Ma certo è che quando l’apice dell’emergenza rientrerà (perché rientrerà) soprattutto una città come Firenze avrà l’obbligo morale di sostenere con determinazione la ripartenza della vita culturale ad ogni livello. Dato che da anni ne è paladina. In questi giorni sento parlare di turismo di qualità. Non sono certa di aver inteso fino in fondo il significato ma preferisco non chiedere. Conosco però la qualità delle persone che cercano la buona cultura, e quella sì che andrebbe onorata.
3) Una rivista culturale, che promuove e tende a valorizzare le proposte migliori, che cura ogni edizione con un corredo grafico originale ed esclusivo, che sceglie ancora il supporto della carta nonostante la digitalizzazione dell’indigitalizzabile, quanti e quali sfide può vincere e quali può perdere da qui al 2021 secondo te?
Riallacciandomi alle risposte precedenti e volendo mantenere un minimo di coerenza non posso che sottolineare l’importanza del rispetto alla propria natura nell’evolversi delle situazioni.
Darwin ha sancito una volta per tutte che non è la specie più forte o la più bella a sopravvivere, ma quella che meglio si adatta ai cambiamenti.
Lungarno nasce come rivista cartacea in anni in cui l’appetitoso paniere dell’online era ancora colmo di cibo da pescare. Il perché l’ho spiegato in molteplici occasioni e non voglio tediare nuovamente i lettori ma facendola facile, la motivazione principale e sempre valida resta la qualità della resa su carta di contenuti scritti ed illustrati.
In tempi in cui si chiede a tutti di rallentare e di ridurre al minimo i contatti, saremmo però a dir poco stolti ed arroganti se ci ostinassimo a distribuire una rivista nata per essere scambiata e condivisa, tocchicciata e rimessa a posto per stuzzicare il prossimo avventore del locale di turno.
Anche noi dovremo avere tanta pazienza e allo stesso tempo saper sfruttare il momento per sviluppare quei servizi rimasti sempre in sospeso in attesa di tempi migliori (?), come per esempio il pacchetto degli abbonamenti.
La grande sfida che Lungarno si appresa ad affrontare è la presa di coscienza su quanto il pubblico sia effettivamente disposto a scommettere sul nostro futuro.
È arrivato il momento di capire se abbiamo lavorato bene; se ci siamo guadagnati il rispetto dei lettori e la curiosità di chi ancora non ci conosce; se sia pensabile sopravvivere senza scovarci per caso sotto ad un cocktail o appoggiati sul bancone di una libreria; se si riesca ad essere ricordati in questa moltitudine di brand e popup. In poche parole, se vale la pena sceglierci ancora una volta.