FACTO è composto da edifici diversi che si dipanano su via Marconi e via XX settembre a Montelupo Fiorentino; gestirli tutti è molto difficile, sopratutto quando hanno vocazioni diverse. Uno di questi è quello che abbiamo chiamato “temporary shop”, perché volevamo concederlo come shop temporaneao a chi lo richiedesse, visto che ha una vetrina su via XX settembre ed è fornito di una bella corticina sul retro con affaccio e accesso sul Lungo Pesa.
Proprio questa corte sul retro è stata protagonista di un intervento artistico “tutto tondo”: Alessandro, in arte Waldon, è un giovanissimo artista locale, ma sopratutto una persona umile e tenace. Ci siamo fatti raccontare cosa ha combinato in questa corte.
Intanto come prima cosa dicci chi sei?
Mi chiamo Alessandro Scardigli, ho 22 anni, vengo da San Miniato (piccola città in mezzo alla Toscana), sono per metà tedesco e ho imparato a disegnare e dipingere ancora prima di imparare a scrivere.
Perché diseganre è stato così importante?
Alle elementari ero in grossa difficoltà quando dovevo scrivere i temi sapevo cosa volevo dire ma non non mi venivano le parole, allora le maestre stesse mi hanno aiutato dicendomi “ok, Ale, non importa… facci un disegnino per spiegarci questo tema…” e così riuscivo a spiegarmi.
Da dove proviene questa tua indole artistica? L’hai ereditata da qualcuno?
Da Gesù (no vabbè, scerzo ovviamente). Diamo che da parte di mia mamma hanno sempre dipinto un po’ tutti, si potrebbe dire che ero “geneticamente predisposto al disegno”? é possibile ma non so se sia proprio così, diciamo però che sicuramente ero circondato fin da piccolo di matite, pennelli e colori.
Come sei arrivato a FACTO?
Sara, che lavora qui a FACTO, me ne ha parlato e mi ha portato qui per farmi conoscere il posto. La prima volta che sono venuto qui mi ha colpito tutto il blu con cui è stato dipinto, perchè è il mio colore preferito, è un colore che va dal cielo al mare, riflette una profondità innata che mi ha sempre fatto stare bene.
Tutto è iniziato quando Sara mi ha coinvolto in un lavoro di un altro artista (Lorenzo Olivo) che aveva bisogno di un collaboratore per fare uno stencil su una parete del Mulino di FACTO; quindi Lorenzo ha creato la grafica, che poi abbiamo inscritto in un cerchio e io ho preparato le maschere per eseguire lo stencil.
Invece come è nato il tuo primo progetto personale per FACTO?
A Silvia, la titolare di FACTO, lo stencil era piaciuto molto, poi parlando un po’ di tutti gli spazi di FACTO mi ha fatto vedere la corte del Temporary shop e continuava a dire che era un posto molto bello ma troppo carico di tristezza perchè tutto grigio e che secondo lei doveva essere una “scatola di colori”. Allora le ho proposto di assegnarmi lo spazio e che avrei provato a fare degli schizzi che esaudissero il suo desiderio.
Quindi cosa hai realizzato?
Avevo una spazio completamente monocromatico e dalla forma irregolare, quattro pareti più un pavimento e mezzo soffitto totalmente appiattiti da una vernice grigio topo. Ho preso un gessetto in mano e ho iniziato a tracciare delle linee su queste superfici, ho cercato di agire in modo libero quasi infantile, ma poi mi sono reso conto che tutto aveva una logica abbastanza precisa: durante la mia formazione da artista sono stato influenzato tantissimo da “Lo spirituale nell’arte” e “Punto, linea e superficie” di Kandinskij, per cui, mentre tracciavo linee e forme, non facevo altro che mettere in pratica gli insegnamenti del maestro.
Come sono stati scelti i colori?
Da una parte volevo rimarene nella purezza dei colori primari (con l’aggiunta del verde che è il colore della natura), dall’altra volevo cercare di ispirarmi ai colori della tradizione ceramica di Montelupo; infatti alla fine abbiamo scelto un blu che ricorda le ceramiche damaschine, un verde che richiama la ramina, un giallo ocra che era tipico di alcune ceramiche realizzate a imitazione dell’oro e un arancio molto carico che corrisponde a qualche tono sotto del famoso Rosso di Montelupo. La cosa più bella è che prima passeggiando sul Lungo Pesa quella piccola corte passava completamente sotto silenzio, adesso invece si fa notare bene!
La cosa più difficile da fare?
Il freddo! Ho niziato a novembre, ma con umidità, piogge e stando all’aperto, il lavoro si è protratto tanto perchè la vernice non si seccava… Sicuramente il freddo è stata la cosa più difficile da sopportare! Ma ne è valsa la pena!
Cosa ci si potrebbe fare adesso in questa corte?
Io ci farei qualcosa con la musica, anche perchè sono stato più o meno un mese lì da solo a dipingere e ascoltavo un sacco di musica, che mi aiutava a concentrarmi, ispirarmi e a darmi un ritmo. non dico che il risultato è lo stesso di “Brodway Boogie-Woogie” dipinto da Piet Mondrian nel 1942 con l’intenzione di rappresentare il ritmo del jazz, ma diciamo ceh l’approccio è stato lo stesso.
E quale è stata la tua playlist mentre dipingevi?
Tanto dream pop, soprattutto Jonathan Bree, Beach House, Still Corners, Youth Lagoon, M83, Beach Fossils, Junip, Peach Pit e KOKOROKO.
Gli hai dato un titolo?
Non gliel’ho dato un vero titolo, però avevo fatto dei ragionamenti sul mito della caverna di Platone, insomma, senza farla lunga il succo è “Se non riesci a uscire dalla caverna, dpingila!”
Bene, direi che abbiamo la storia, un titolo, abbiamola playlist, non ci rimane che invitarvi a visitare il nostro spazio!