Collaborare, confrontarsi, ibridarsi. Michele Magnani, coworking manager di Multiverso e consulente per l’avvio di attività d’impresa, nel post “Arte, modelli di business e coworking” riflette sul fenomeno dei coworking artistici e parla anche di FaCTo.
Vediamo all’opera una spinta degli artisti alla condivisione, per esprimersi, confrontarsi, ibridarsi con altre professioni creative, crescere e far conoscere le proprie attività.
È quello che noto nelle esperienze che sto incrociando, ultima in ordine di tempo quella di FACTO uno spazio in gestazione, tra pubblico e privato, nel Comune di Montelupo Fiorentino, che sarà gestito da un team di ragazze. Artiste e professioniste creative con le quali stiamo lavorando al business model canvas per la realizzazione del progetto. Con un approccio ibrido che tiene assieme elementi profit con elementi no-profit. Siamo appena all’inizio e quindi non mi spingo oltre, lo spazio aprirà ufficialmente tra qualche mese.In questa come in altre esperienze se guardiamo al modello di business dell’arte nella forma condivisa del coworking, troviamo molti elementi di novità. Con la moltiplicazione delle key resource e delle key activities, si aggiungono in ordine, gli spazi (laboratori, residenze artistiche, sale espositive comuni) e attività come la formazione e le mostre tematiche. Oltre a risorse finanziare reperibili con strumenti come il crowdfunding.
Un elemento importante riguarda i partner, ovvero il rapporto tra la community nascente e il territorio, che può produrre innovazioni sociali, con momenti formativi aperti, progetti comuni e di riqualificazione urbana (FACTO è anche un progetto di riqualificazione di alcuni edifici), richiamando potenzialmente appassionati e amanti dell’arte da altri luoghi. Infine cambia la customer relationship, ovvero la relazione col cliente che assume la forma della ricerca del coinvolgimento e del supporto dei beneficiari, una co-produzione di valore tra artisti e fruitori che anche in termini di chanel e visibilità ha potenzialità enormi.
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